11 gennaio 2022 - Excelsior - Focus sul lavoro agile

A Genova sale la quota di imprese che usano la modalità di lavoro agile dal 26,3% al 43,5% .

L’estensione del “lavoro agile” e dello smart working tra le imprese che hanno investito in maniera strategica in questa innovazione, come già precedentemente indicato, è passata in Italia dal 23,3% del periodo pre-covid, al 40,4% nel 2020, a Genova dal 26,3% al 43,5%.

Durante il primo lockdown, lo smart working ha coinvolto in Italia 6,58 milioni di persone, circa un terzo dei lavoratori dipendenti italiani, con una crescita di oltre 10 volte rispetto ai 570mila censiti nel 2019. Si stima che al termine dell’emergenza i lavoratori “agili” saranno 5,35 milioni. In futuro il 70% delle grandi imprese aumenterà le giornate da remoto, in media da uno a 2,7 giorni alla settimana. 

Gli investimenti strategici in lavoro agile delle imprese genovesi del settore industria sono passati dal 27,0% delle imprese investitrici nel 2015 al 35,5% nel 2020: nel settore public utilities dal 54,2% al 55,1% e nel settore delle costruzioni dal 34,0% al 32,5%.  Nel settore servizi dal 26,1% al 46,0%.

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Lo smart working e le altre forme di lavoro agile non rappresentano soltanto una nuova tecnologia, ma sono propriamente un nuovo modello di lavoro; il cambiamento dell’organizzazione del lavoro mette in discussione anche l’organizzazione della vita dei lavoratori, dell’economia e del territorio. La pandemia ha offerto la possibilità di sperimentare nuovi modelli organizzativi e di reingegnerizzare i processi di back-office. La “corsa obbligata” verso il lavoro agile per molti settori, oltre a garantire la tenuta del sistema sanitario nella continuità produttiva, ha modificato anche il sistema dei trasporti, portato al ripopolamento dei centri minori ed ha avuto anche esternalità positive nell’incremento delle competenze digitali dei lavoratori. Nei prossimi anni il lavoro agile rappresenterà un modello che andrà oltre le contingenze indotte dagli eventi pandemici.

Andando ad analizzare i settori di attività che più hanno visto lo sviluppo delle modalità di lavoro agile, nei servizi si nota il boom in settori già a forte propensione digitale come “servizi informatici e delle telecomunicazioni” con 67,3% (+34,1 punti percentuali rispetto al periodo precedente), “servizi avanzati di supporto alle imprese” con 61,1% (+23 p.p.) e “servizi finanziari e assicurativi” 60,5% (+27,6 p.p.). I settori con la più bassa percentuale di investimenti sono quelli a minore propensione strutturale a questa innovazione come “commercio al dettaglio”, “servizi di alloggio e ristorazione; servizi turistici” e “servizi culturali, sportivi e altri servizi alle persone”. 

Per quanto concerne il settore dell’industria al primo posto negli investimenti strategici in lavoro agile ci sono le “public utilities” con il 55,1% (+0,9 p.p.). I settori con minore propensione agli investimenti in lavoro agile sono le industrie alimentari con l’11,4 e le industrie metallurgiche con il 27,0%. 

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